La grande richiesta di interventi medici e chirurgici poco invasivi ha prodotto un input tecnologico e strumentale per il controllo dell’aging cutaneo che permette al medico, oggi come non mai, di disporre di una ampia gamma di metodologie strumentali sempre più sofisticate, gestite da software sempre più avanzati.
Negli ultimi anni l’avvento della tecnologia laser in medicina, ed in particolare in dermochirurgia, ha avuto un andamento esponenziale, sia in termini di ricerca, che di applicazioni ed ha rivoluzionato l’approccio terapeutico a diverse patologie. Le tecnologie elettrottiche a disposizione del medico sono sempre più numerose, cosi come la conoscenza specifica della loro applicabilità in campo patologico ed estetico. Il loro corretto utilizzo con le idonee indicazioni ha permesso la risoluzione di patologie ed inestetismi difficilmente trattabili solo fino a pochi anni fa, basti pensare alle lesioni e malformazioni vascolari superficiali, alle discromie endogene ed esogene ed alle ipertricosi. Non bisogna però pensare al Laser come ad una panacea e ricordiamo che è sempre lo Specialista correttamente preparato e conscio dei propri limiti a doverlo usare al meglio, perchè ogni Laser erroneamente utilizzato dall’operatore inesperto ed improvvisato può lasciare esiti proprio come la lama del chirurgo. Le condizioni che più di frequente ci troviamo a trattare nei nostri ambulatori sono gli inestetismi vascolari del volto e l’invecchiamento della cute dovuto al foto-crono aging.
Una banale patologia vascolare superficiale del volto come ad esempio le sottili teleangectasie lineari ramificate delle zone più foto esposte meglio nota ai nostri pazienti nel non corretto termine “couperose” può modificare, in oltre il 75% dei casi, la vita di relazione del pazienti che ne è affetto . Alcune sedute di terapia mediante IPL (Luce Pulsata Intensa) con filtri cut-off 515 o Laser KTP 532 nm o Nd-Yag 1064nm da soli o combinati tra di essi, con lo scopo di accoppiare la giusta lunghezza d’onda al calibro e alla profondità del vaso, possono migliorare in modo significativo non solo l’aspetto estetico ma anche l’habitus psicologico dei pazienti e la loro accettabilità sociale.
Il trattamento del foto-invecchiamento del volto abbraccia una serie di metodiche.
Si va dalla semplice rimozione di “macchie” cutanee benigne mediante il foto ringiovanimento non ablativo con lampade flash pulsate IPL che basano il loro meccanismo d’azione sulla interazione Radiazione-Elettromagnetica/Tessuto in un quadro assimilabile a quello della Foto Termolisi Selettiva con necessità quindi della presenza del cromoforo target melanina. Sino a spingerci al rinnovamento globale della cute del viso mediante ablazione controllata epidermica e stimolo termo-indotto dermico e fibroblastico, condotta con i sistemi laser ablativi sia Erbium-Yag 2940nm che CO2 10600nm.
Tali sistemi in relazione alle loro peculiari caratteristiche dovute alla differente curva di assorbimento dell’acqua inducono la produzione e sintesi di nuovo collagene e fibre elastiche.
I laser ablativi soprattutto con l’avvento dei sistemi di scannerizzazione Frazionali che, grazie ad una minima effrazione epidermica garantiscono una riserva adiacente di cellule in grado di trasmettere segnali rigenerativi, hanno rivoluzionato l’approccio clinico al resurfacing che oltre ad offrire risultati certi, garantiscono soprattutto un down-time breve e ritorno alla vita sociale e lavorativa estremamente rapido.
Le nuove procedure di rimodellamento mediante Radiofrequenza trovano indicazione soprattutto per la lassità cutanea.
Tali procedure non laser per il cosiddetto “tightening of the skin” causano un riscaldamento volumetrico del derma ed ipoderma dovuto alla produzione di calore provocato dalla frizione dello spin del dipolo acqua sottoposto alla resistenza del campo elettrico della radiofrequenza determinando una modificazione intrinseca quali-quantitativa della struttura dermica.
La Radiofrequenza è ben accettata dalle nostre pazienti in quanto non dolorosa e non necessita allontanamento dalla vita sociale.
Altra indicazione elettiva al trattamento laser e che solo tale metodica è in grado di risolvere adeguatamente ed in maniera incisiva è la rimozione di tatuaggi ornamentali professionali che sono costituiti da particelle di inchiostro insolubili, con un diametro da 0,5 a
4 µ, intracellulari che sono stati introdotti all’interno del citoplasma dei cheratinociti, cellule dermiche, macrofagi, fibroblasti e mastociti. La laserchirurgia ed in particolare i laser Q-switched sono gli unici in grado di rimuovere i tatuaggi con scomparsa dell’ alterazione pigmentaria della cute senza lasciare esiti cicatriziali o discromie.
I Laser Q-switched con impulso breve dell’ordine dei ns (Rubino 694nm, Alexandrite 755nm, Nd:Yag 1064) si sono rivelati in grado di distruggere il pigmento colorato sito nel derma rispettandone i trt. L’interazione dei laser q-switched determina nel cromoforo esogeno una variazione molecolare mediante diversi meccanismi fotobiologici con un effetto fototermico fotochimico fotomeccanico con frammentazione delle particelle di inchiostro che rese così biodisponibili vengono rimosse dal sistema macrofagico-immunitario del paziente. Inoltre le modificazioni pirolitiche ed ottiche del target esogeno rendono il tatuaggio meno visibile. La procedura richiede diverse sedute dipendenti da fluenza, spot, e tipo di laser.
Il trattamento di lesioni pre-cancerose mediante Terapia Fotodinamica offre, infine, anche un notevole miglioramento della texture cutanea rappresentando la metodica che meglio interpreta un trait d’union a cavallo tra la patologia e l’estetica.
Alcuni dati da considerare per le tarapie laser assistite
Il 91% dell’utilizzo del laser medicina estetica, è stato realizzato da donne (oltre 10.6 milioni) con un incremento di circa l'1% rispetto all'anno precedente.
Il 9% degli interventi e trattamenti, è stato realizzato dagli uomini, raggiungendo il milione di prestazioni con un incremento del 17% rispetto all'anno precedente. Interventi chirurgici veri e propri sono scesi del 5%, mentre i trattamenti sono aumentati del 21%.
Circa il 54 % degli interventi e trattamenti è stato realizzato in ambulatori chirurgici, il 28% in strutture di day surgery ed il 17% o/e in ospedali. Gli americani hanno speso tredicimilamilioni di dollari complessivamente di cui ottomilatrecentomilioni in interventi chirurgici e quattromilasettecentomilioni in trattamenti medico-estetici.
Concludiamo la parte sulla laser terapia con i dati forniti dalle statistiche dell’Istituto Tumori di
Milano (che effettua oltre 7000 interventi all’anno).
Il trattamento laser, nelle modalità descritte finora, ha dato risultati positivi nel 93 per cento dei casi nella cura dei carcinomi esofagei, il 97 per cento in quelli del colon, il 94 per cento in quelli tracheali e il 76 per cento nei tumori bronchiali. In questi tipi di tumore si è quindi riusciti ad effettuare la ricanalizzazione degli organi cavi con una grande percentuale di successo.
Anche nel trattamento delle lesioni benigne e delle neoplasie superficiali l’utilizzo del laser (in
questo caso con la fotocoagulazione) ha raggiunto degli ottimi risultati: sono stati eradicati l’84 per cento degli adenomi del grosso intestino, il 90 per cento dei carcinomi dello stomaco e il 70 per cento di quelli del polmone. Nella terapia fotodinamica (che viene eseguita su pazienti ad alto rischio chirurgico) si sono raggiunte le seguenti percentuali: 70 per cento delle eradicazione delle neoplasie superficiali dell’esofago, 80 per cento in quelle dell’albero bronchiale e ottimi risultati (non disponibili) nella cura delle neoplasie cutanee.
Per quanto riguarda la diagnostica in fluorescenza si ha una sensibilità della broncoscopia del 96% (contro il 65% della broncoscopia a luce bianca) ma con una minore specificità (77% contro 91%) Infine, per quanto riguarda la chirurgia rifrattiva dell’occhio, l’utilizzo dei laser fotoablativi ha permesso l’eliminazione delle lenti correttive nell’83 per cento dei casi (nel ’93 la percentuale era del 48 per cento) ed ha permesso il raggiungimento di un visus 10/10 nel 79 per cento dei casi (nel ’93 la percentuale era del 42 per cento).
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